Il Grano nella Bibbia

A giugno, quando il sole si fa più caldo e dorato e, anche il grano arriva al   massimo del suo grado di maturazione. 

La spiga di grano dorata  che al suo interno racchiude come un prezioso tesoro i chicchi di grano è sempre stata, fin dall’antichità, il simbolo della fertilità della terra. Infatti, da un solo chicco di grano,  possono crescere decine di spighe e migliaia di granelli.   Per questo motivo l’uomo, fin dai primi secoli della sua storia ha attribuito tanta importanza al frumento. Grazie alla facilità di coltivazione e conservazione, il grano offre la sicurezza di un raccolto eccezionale e la certezza di un prodotto prezioso. Coltivando e raccogliendo il grano si ha la certezza  di aver accumulato una fortuna, e in questo senso anche il grano diventa simbolo di ricchezza o abbondanza. Non è un caso che ancora oggi, nel gergo popolare, il grano sia considerato sinonimo di denaro. Pertanto, il grano è considerato  un simbolo di fertilità, abbondanza e fertilità.

Ma oltre a questi significati più pratici, ce ne sono di più sottili. La spiga d’oro si erge al cielo nell’armonia della sua forma,  , sembra un gioiello, la materializzazione della luce solare, e da questo punto di vista diventa una rappresentazione della divinità che si manifesta in forma sensibile.

Il grano quindi nella cultura popolare è simbolo di Fertilità, di Abbondanza ma anche di Fecondità.

 

Le principali feste religiose ebraiche accompagnano i ritmi agricoli:”Pesach”, cioè la Pasqua, in primavera; “Shavuot “, o festa delle settimane a distanza di sette settimane o cinquanta giorni dalla Pasqua (da cui il nome greco “Pentecoste”); quella “di Sukkot  ” o “delle capanne” in autunno. Lo schema di queste celebrazioni viene dettato a Mosè prima della partenza dall’Egitto (Es. 12,8-23, 14-17); il rituale è poi precisato in Deuteronomio (16) e in Levitico (2 e 3).

 

Nella Bibbia il grano e il suo prodotto principale , la farina rappresentano l’alimento principale dell’essere umano e i testi biblici si riferiscono talvolta anche ad altri cereali ,  la spiga dorata del grano per gli Ebrei era considerata una benedizione di Dio. Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento la spiga e il grano sono citati in molti passi.

Il Salmo  (65,10-14) recita

Tu visiti la terra e la disseti

La ricolmi delle sue ricchezze

Fai crescere il frumento per gli uomini…

In Es. 9,25-31  la fiorente agricoltura egiziana è descritta con precisione a proposito di una delle “piaghe d’Egitto” inviate per punire il Faraone:

fece piovere grandine su tutto il paese… il lino e l’orzo furono colpiti, perché l’orzo era in spiga e il lino era in fiore, ma il grano e la spelta non erano stati colpiti, perché tardivi…”

In Gn.42,3- 41,. si racconta di come gli ebrei acquistassero il Grano dall’Egitto “Allora i dieci fratelli di Giuseppe scesero per acquistare il frumento dall’Egitto”

Ancora  nel libro della Genesi l’episodio del sogno del faraone spiegato poi da Giuseppe ripropone il grano come simbolo di abbondanza legata alla provvidenza Divina  “ Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco sette spighe spuntavano da un unico stelo, grosse e belle.  Ma ecco sette spighe vuote e arse dal vento d’oriente spuntavano dopo quelle. Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Poi il faraone si svegliò: era stato un sogno.”Gn, 41: 5,6

Ecco stanno per venire sette anni, in cui sarà grande abbondanza in tutto il paese d’Egitto.  Poi a questi succederanno sette anni di carestia; si dimenticherà tutta quella abbondanza nel paese d’Egitto e la carestia consumerà il paese.  Si dimenticherà che vi era stata l’abbondanza nel paese a causa della carestia venuta in seguito, perché sarà molto dura.  Quanto al fatto che il sogno del faraone si è ripetuto due volte, significa che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta ad eseguirla” Gn ,29-32

Il grano è nell’antico testamento simbolo della Terra Promessa  (Dt 8,8; 11,14; 33,28; 2Re 18,32; 72,16; 81,14-17),   l’abbondanza del raccolto di questo cereale , in Palestina, era testimoniata dalle promesse di pagamento, fatte da Salomone,
agli operai del Tempio (2Cr 10,9).

Il frumento era il segno tangibile della benedizione di Dio,con un raccolto abbondante (Sal 65,14; Ger 31,12; Os 2,24; 14,8; Gl 2,24) e della sua condanna, quando il raccolto era perduto (Lam 2,12; Gl 1,10.11; Ger 12,13; Ag 1,11).

Le grandi coltivazioni di frumento e cereali , cheerano largamente diffuse  nella  Palestina Vetero testamentaria , hanno ispirato molti messaggi biblici la troviamo come immagine  dei nemici da mietere con la falce (Is 17,5; Gl 4,13; Ap14,14-16),  ma la messe diviene immagine  di un  campo coltivato in cui il contadino  impegnato nella cura e coltivazione amorevole del suo campo  è immagine di Dio che cura co passione  il modo intero, ma anche come immagina del Regno dei cieli (Sal 65, 10-14)

Nel Nuovo Testamento la sicura frequentazione  che Gesù aveva con i campi di frumento, per la sua missione itinerante lo portò  ad utilizzare, in molte parabole, l’immagine della messe e del frumento e del chicco di grano

In quel tempo Gesù attraversò di sabato dei campi di grano; e i suoi discepoli ebbero fame e si misero a strappare delle spighe e a mangiare ” Mt ,12-1 

 

Gesù nelle parabole ripropone l’immagine del Regno dei Cieli come campo di grano

Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio. \” Mt. 13,24-30

 Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del diavolo, e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intendaMt 13,37-42

E completa la raffigurazione del grano  e del pane  proiettandoli nel messaggio di vita  del Vangelo

 

se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore produce molto frutto…” Gv. 12,24-25

 

 Ma i significati simbolici e trascendenti sono collegati soprattutto al principale prodotto del grano (o di altri cereali): il pane.
quest’alimento appare in molti modi  predicazione di Gesù :

  • richiesta quotidiana nella preghiera al Padre

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano” Mt. 6,11

  • diventa l’occasione per manifestare il Regno di Dio, già presente, sfamando un popolo affaticato e desideroso di speranza

“Dopo questi fatti, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade,  e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi.  Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.  Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.  Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?».  Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare.  Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».  Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?».  Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.  Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto».  Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!».  Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo” Gv 6,1-15

  •  proponendosi come il Pane disceso dal cielo

 

 

“Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi?  I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo».  Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero;  il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».  Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.  Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò,  perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.  E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno.  Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
 Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo».  E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?».
 Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi.  Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.  Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.  Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.  In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.  Io sono il pane della vita.  I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti;  questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.  Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
 Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».  Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.  Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.  Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.  Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.  Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.  Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gv 6,32-58

  • Conferendogli il valore di   segno particolare del Regno, quando nell’Ultima Cena lo presenta insieme al vino, come sacramento del suo Corpo offerto per la salvezza degli uomini

“Mentre mangiavano, Gesù prese del pane; detta la benedizione, lo spezzò, lo diede loro e disse: «Prendete, questo è il mio corpo».  Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, e tutti ne bevvero.  Poi Gesù disse: «Questo è il mio sangue, il sangue del patto, che è sparso per molti.  In verità vi dico che non berrò più del frutto della vigna fino al giorno che lo berrò nuovo nel regno di Dio”. Mc. 14,22-25

 

 

E  ricordiamo che Profeticamente, il pane eucaristico, era stato annunciato sin dalla nascita di Gesù a Betlemme;
Infatti Nell’Antico Testamento Betlemme è chiamata  con il nome Beth Lechem, “Casa del Pane” , nome probabilmente legato al fatto che la cittadina era circondata da coltivazioni di orzo e grano , Betlemme veniva percepita dal popolo ebraico  come un granaio e probabilmente il pane usato da Gesù per l’Ultima Cena era stato preparato con farina di orzo e di frumento il pane dei poveri prodotto come abbiamo già scritto con u miscuglio di queste due farine

Inoltre nell’ Antico testamento troviamo   un rito arcaico , che presenta l’offerta di pane e di vino a Dio, da parte di
Melchisedec, sacerdote, che con quel gesto chiede la benedizione per Abramo (Gn 14,17-18).
Nella tradizione cristiana si collega  questo rito come una profezia del sacrificio eucaristico.

 

 

 

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